Comunicati, Spazi Sociali

13-06-2019

Scuole senza permesso

di Leoncavallo SPA

Sabato 15 Giugno si festeggia dalle 12.30 al Parco Trotter

Scuole senza permesso

L'esprimersi è l'unico fattore effettivamente discriminante per persone di un'altra lingua: non conoscere il linguaggio in uso presso una società è sinonimo di incomprensione, di silenzio e di conseguenti isolamento ed esclusione per chi ne è, ancora, straniero. L'essere umano è un animale sociale. Abbiamo sviluppato e portato questo nostro "bisogno di parlare" al suo massimo livello, facendo del linguaggio la base della relazionalità e la caratteristica del pensiero e dell'agire: attraverso le parole abbiamo dato senso e spiegazioni al nostro sapere ed imparare. Tutto passa attraverso la lingua e con la lingua abbiamo dato il via alla prima forma di globalizzazione: relazionale, inclusiva, basata e generata dal nostro voler stare insieme e condividere i pensieri e le storie. Una globalizzazione naturale e specifica della vita di tutti nel mondo. Capirsi senza fare distinzioni non fa perdere la propria identità ma la rafforza e la mette in relazione con gli altri: tutti diversi ma capaci di parlare e capire una lingua condivisa.

Il non conoscere la lingua parlata è davvero l'unico elemento di discriminazione a cui si va incontro quando decidiamo di fare parte di una nuova società: non ci permette di comprenderla e di esprimerci al suo interno. Negare o vincolare la possibilità di comunicare con gli altri è una forma di fascismo semplice, effettiva, e brutale: si nega un bisogno fondamentale dell'essere umano e della sua natura comunitaria e partecipativa: il parlare e quindi il parlare di sé e l'intessere relazioni con gli altri. Prima del genere, prima della razza è il "se non sai nemmeno parlare l'italiano" (o qualsiasi altra lingua) la vera esclusione dalla comunità. L'apertura e l'importanza di insegnare "cosa si parla" non possono essere reputate superflue da una società contemporanea, attraversata e integrata da persone di altri paesi linguistici. La rete di Scuole senza Permesso, attiva a Milano, è una Rete che non vanta schieramenti politici, è una Rete aperta a tutti coloro che apprezzano i valori dell’accoglienza, dell’uguaglianza e della giustizia sociale; che fa dell'insegnamento della nostra lingua modo di inclusione e appartenenza alla società.

Superare i confini territoriali imparando a parlare è un processo orizzontale e accessibile a tutti; da quest'anno l'esigenza di comunicazione con una comunità linguistica straniera, sempre più presente nella nostra, ha spinto il Leoncavallo a creare il Corso di Arabo per Stranieri (in cui gli stranieri siamo noi): una sperimentazione reale e possibile avendo vinto il concetto di diversità linguistica restituendo la possibilità a chi nella nostra società ha imparato a comunicare (gli insegnanti sono ragazzi di lingua araba studenti ed ex studenti dei corsi di Scuole Senza Permesso) di fare altrettanto per gli altri, consolidando il concetto di comunità aperta nel quale crediamo e per il quale lottiamo.

Saper dire "straniero" in un'altra lingua è il primo passo per non esserlo più; l'insegnamento della lingua, anche se non portato avanti con intenti politici, è un atto politico: è lotta al fascismo e alle distinzioni. In questo paese deviato verso un'identitarietà selettiva e la considerazione negativa dello straniero, l'insegnamento e l'apprendimento della lingua sono metodo di lotta alle divisioni e strumento di emancipazione dal silenzio e dall'incomprensione.

Sabato 15 Giugno si festeggia con Scuole Senza Permesso: dalle 12.30 al Parco Trotter. Il Filo Rosso riunirà persone e parole non più sconosciute e straniere ma finalmente capaci di unirsi e parlare una lingua in comune.