26-09-2019
Non stanno solo trasformando il pianeta, lo stanno (ancora) vendendo sotto i nostri occhi.
di
"Come osate?!"

È con rabbia e risentimento che Greta Thunberg si rivolge alla Commissione per il Clima dell'ONU. Una rabbia giovanile ma composta, come probabilmente il luogo e la platea pretendono ma che contraddistingue, dalla sua nascita, il dissenso espresso da Friday For Future e dalla sua fondatrice.
Giovane, colorato e senza troppe definizioni, il movimento che oggi contesta l'inattuazione degli accordi della COP21 di Parigi del 2015 è il primo, da anni, capace di portare in piazza, a livello globale, moltitudini di persone, soprattutto giovanissimi, riunite per la medesima causa: evitare un'estinzione di massa dovuta agli stravolgimenti climatici.
I/Le giovani di FFF si riferiscono al mondo della politica dichiarandosi apolitic*, parlando con l'ardore e la rabbia (apparentemente) impotente di figl* adolescenti verso adulti distratti dalle promesse fatte e sordi alle loro richieste e necessità; solo che in gioco ci sono necessità che vanno ben oltre ogni scala di valutazione fatta fin'ora, essendo davvero in atto una trasformazione irreversibile del clima e dell'ambiente mondiale.
La linea politica di stampo occidentale, a cui è permesso tenere in mano le sorti del pianeta e di chi lo popola, è sempre stata combattuta per la sua complicità e in un disegno di potere davvero più grande e grave: quello della produzione e del guadagno ad ogni costo, quindi risulta difficile credere che discutere le sorti del mondo con chi ha generato il disastro (quel famoso 1% oggi diventato 0,1%) possa essere vincente, indicando e pretendendo da esso una nuova forma di tutela della catena produttiva e delle sue emissioni.
Sentirsi tradit* dalla classe dominante non è una prerogativa recente. Il sistema è corrotto da sempre e "fare marcia indietro" è impossibile finché esso intende mantenere immutata la sua struttura.
Generalizzare una protesta specifica che è sempre esistita (quella ambientalista) e riunirla mediaticamente sotto una bandiera transnazionale, apolitica e di confronto "gentile", ci da uno spaccato del modo di agire di questa forma di protesta e del suo modo di porsi contro l’ingiusto, purtroppo lontano dalla storia di lotte già ingaggiate che continuano ancora oggi.
In quanto Spazi occupati, Movimenti e Forme di antagonismo politico e sociale, la componente "per l'ambiente" è da sempre insita nella nostra intenzione di abbattere l’autodistruttivo sistema capitalista. Perché la tutela del Primo Bene Comune non è mai stata parte dell'agenda del potere produttivo, pronto a tutto e contro tutti pur di rafforzare la sua supremazia sulla società globale.
L'inquinamento ed il surriscaldamento globale sono conseguenze di quell'unico potere che si esprime contro il pianeta in modo anche apparentemente opposto, ma che racchiude in se tutte le contraddizioni che il Capitalismo porta con se ed amplifica: le guerre ed i grandi eventi ludici e sportivi (seppur ad impatto "sostenibile"), la multinazionalizzazione del sistema produttivo e l'evoluzione dell'uomo e delle città verso un futuro sempre più preconfezionato, sono spaccati che ci riportano continuamente a scontri e contestazioni di un passato-presente evidentemente offuscato. La lotta al nucleare ed il Movimento No Global di fine millennio; la TAV e le trivelle; le Grandi Opere e le continue rivendicazioni di minoranze e comunità schiacciate da un progresso imposto sono tutte lotte per il diritto alla vita, alla libertà e quindi alla sopravvivenza del pianeta.
Non sarà solo un orso bianco il futuro "PROFUGO" (parafrasando il writer milanese Pao) perché il clima è solo una parte dei motivi che costringono e colpiscono tutti i profughi del presente.