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Antifascismo, Comunicati

25-04-2020

PARTIGIANO: "DISOBBEDIENTE AL REGIME IN NOME DELLA LIBERTÀ"

di Leoncavallo SPA

In questo periodo intellegibile si svolgerà un 25 Aprile, una festa della liberazione, amaro.

PARTIGIANO:

In questo periodo il potere, l'esercizio del capitalismo, e soprattutto le sue contraddizioni, si mostrano chiari e netti: in questo periodo possiamo toccare con mano le conseguenze della decadenza del pensiero politico e critico da parte delle istituzioni, dei cittadini e di una parte dei militanti. In questo periodo intellegibile si svolgerà un 25 Aprile, una festa della liberazione, amaro.

La decadenza di oggi si dimostra nella perdita della libertà per la quale si è collaborato, lottato e si è morti, insieme; quella libertà che si festeggiava ogni 25 Aprile da settantacinque anni. Ora come ora vivere "senza più tenere i piedi per terra", "grazie" ad un consumismo, reale e virtuale, fatto di cose e di idee, preponderante in ogni livello ed aspetto del vivere di tutti, ha confuso talmente tanto il significato della storia e delle sue parole da portarci a fraintenderle, interpretarle senza conoscerle, dimenticarle: servire la società sottomettendoci docili alle sue imposizioni, dire 25 Aprile senza averne indagato (e perché no, senza averne messo in discussione) il senso, sono motivi contro i quali si lotta ancora oggi.

Subiamo gravi limitazioni della libertà, pesanti perfino per l'emergenza sanitaria, ed assistiamo ad una conseguente repressione da parte delle forze dell'ordine, dei media, di uno sterile e quindi intollerabile dibattito politico. Non possiamo quindi accettare la semplicistica (e politically correct) iniziativa dello streaming. La situazione di oggi, chiama, ancora, a gran voce un coro che possa crescere e far crescere il volume del suo dissenso, fatto di voci e non di impulsi elettrici programmati, un coro che come tale ha bisogno di stare insieme, di provare, e di avere uno spazio in cui cantare e gridare. Uno spazio da difendere e di cui occuparsi, in cui siano l'azione e l'autorganizzazione a muovere la voglia di chi si vuole far coinvolgere e non la sola partecipazione, perché oggi partecipare significa una cosa diversa, una cosa che si può (paradossalmente e molto tristemente) fare da soli. È intollerabile festeggiare la libertà stando ai domiciliari con l'unico eco dalle multinazionali dei social.

La memoria diventa un souvenir se non si esercitano gli insegnamenti che questa tramanda. La ricorrenza del 25 aprile non è solo ricordare, è un monito, tramandato nel racconto di uomini e donne che disobbedirono alla mentalità di regime, che si organizzarono, che lottarono per la libertà di tutti, pronti a pagare anche con la morte.

Eppure, in questo periodo, la verità che è emersa è che non abbiamo più neppure un vocabolario/dizionario comune con cui comprenderci e spiegarci; fino ad oggi non avevamo avuto bisogno di un vademecum delle definizioni di “Contro” od “Anti”.

Si può essere antifascisti e non accettare che il singolo cittadino faccia autonomamente quello che crede più giusto per lui e per gli altri recuperando la semplicità (cioè tirandosi fuori dal peso mediatico contemporaneo)? Non ci renderemmo più capaci, non solo di ri-crearci da soli la propria idea, ma anche di esercitarla con maggior forza e determinazione?

Gli spazi sociali, la cultura, le associazioni sono l'espressione della libertà individuale ottenuta con la resistenza, non quella con la R maiuscola, ma quella "semplice" conquistata con il nostro agire.

Oggi vogliamo ricordare che il panico, le assurde limitazioni della nostra libertà di movimento, di contestazione e di pensiero stanno richiamando la Resistenza all'azione e non solo alla celebrazione del suo ricordo.

25 Aprile 2020